Luci e ombre sui Mondiali in Qatar

Luci e ombre sui Mondiali in Qatar

Da giorni si sono accesi i riflettori sui tanto attesi Mondiali di calcio in Qatar, e mancano pochi giorni alla fine della fase a gironi, che decreteranno le squadre che accederanno alla fase degli ottavi di finale, con gran gioia degli scommettitori che sono pronti ad utilizzare i bonus scommesse dedicati sui loro siti scommesse online preferiti.

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Quella di quest’anno, però, è un’edizione del tutto particolare, non solo per il fatto che le partite si svolgono in inverno piuttosto che in estate, ma anche per le numerose notizie negative che da diverso tempo circondano la manifestazione e lo Stato del Qatar.

A dire il vero, le controversie sui Mondiali del Qatar si susseguono da ormai oltre un decennio, ossia da quando nel 2010 il Paese è stato designato come nazione ospitante per l’edizione di quest’anno, e nel 2015 ben 15 dei 22 membri del Comitato Esecutivo FIFA che avevano partecipato alla votazione sono stati arrestati per corruzione, a conclusione di un’indagine su un presunto scambio di voti in cambio di tangenti dai magnati di Qatar e Russia.

Tuttavia, al tempo gran parte delle infrastrutture per ospitare i Mondiali in Qatar erano già state completate, e cambiare in corsa il Paese ospitante sarebbe stato impossibile, ma le controversie non si sono certo placate, e anzi, sono emersi ulteriori lati negativi riguardanti questa manifestazione.

I migranti nei cantieri per la costruzione degli stadi

Le strutture dove si svolgeranno le partite dei Mondiali sono state, come di consueto, costruite appositamente per la manifestazione, ma quando si osservano i nuovissimi stadi della capitale Doha, non si può trascurare il fatto che moltissimi lavoratori migranti siano stati sfruttati per costruirli, e molti abbiano anche perso la vita nei cantieri a causa delle scarse misure di sicurezza.

Nel febbraio 2021, infatti, un’inchiesta del Guardian ha rivelato come oltre 6500 lavoratori impiegati nella costruzione degli stadi abbiano perso la vita sul posto di lavoro, e si trattava per la maggior parte di persone immigrate da vari Paesi dell’Asia Meridionale sottoposti al sistema kafala, ovvero ai quali era proibito lasciare il Qatar senza un visto rilasciato dal datore di lavoro.

Ma anche se questo sistema era stato in realtà abolito, è stato confermato da un’indagine di Human Rights Watch che le condizioni dei lavoratori migranti fossero pessime, a causa di sovraffollamento degli alloggi, paghe misere, giornate lavorative di anche 18 ore, e, non ultimo, l’arresto per tutti coloro che osavano far luce sull’argomento.

La discriminazione per la comunità LGBTQ+

Un altro tema caldo che ha tenuto banco negli ultimi tempi è stato quello della discriminazione in atto nel Paese ospitante dei Mondiali verso la comunità LGBTQ+, tanto che appena si arriva all’aeroporto di Doha, si viene accolti da una lista di cose vietate nel Paese, tra cui l’essere omosessuali, un vero e proprio reato in Qatar, punibile con la detenzione e l’obbligo di seguire terapie di conversione. Queste regole non si sono ammorbidite nemmeno in occasione della manifestazione, come invece speravano diverse organizzazioni internazionali, arrivando anche al divieto di esporre bandiere arcobaleno durante gli eventi sportivi, divieto però che alcuni sponsor hanno aggirato anche in modi piuttosto creativi.

A destare ulteriore scandalo, sono state anche le pressioni della FIFA nei confronti delle Nazionali che volevano scendere in campo indossando al braccio la fascia One Love. Infatti, la FIFA aveva minacciato di ammonire i capitani di Inghilterra, Galles, Belgio, Danimarca, Germania, Olanda e Svizzera se fossero scesi in campo indossando la fascia a supporto della comunità LGBTQ+, costringendo le federazioni a fare un passo indietro, pur essendosi dichiarate pronte a pagare le sanzioni previste per le violazioni dei regolamenti sulle divise.

Tuttavia, non si può non riscontrare una certa frustrazione a riguardo, ritenendo la decisione senza precedenti, e aspettandosi che la stessa FIFA fosse tra i primi promotori dell’inclusione nel mondo del calcio, scontrandosi invece con l’amara delusione di doversi adattare ed evitare di mettere i capitani delle nazionali coinvolte nella posizione di ricevere sanzioni sportive.

Dunque, se il calcio, e specialmente le manifestazioni internazionali come i Mondiali, dovrebbero dare un messaggio di unione e fratellanza, è ormai certo che questa sarà una delle edizioni più divisive di sempre, in particolare per quanto riguarda diritti civili, libertà individuali e diritti dei lavoratori.

Patrizio Annunziata

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